All’hotspot di Lampedusa condizioni paragonabili a quelle di un campo di concentramento

All’hotspot di Lampedusa condizioni paragonabili a quelle di un campo di concentramento

«Si tratta di condizioni paragonabili a quelle di un campo di concentramento, né più né meno: ci chiediamo dove siano stati in tutti questi mesi i ministri Minniti e Orlando, fortissimi con i deboli, mentre all’interno dei nostri stessi confini si venivano a creare luoghi di detenzione arbitraria». Giuseppe Civati, segretario di Possibile, e Stefano Catone, attivista dello stesso partito, commentano con queste parole l’ultima relazione stilata dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili.

«Negli scorsi giorni una delegazione composta da avvocati, ricercatori e mediatori culturali di Cild, Asgi e Indiewatch ha fatto visita all’interno dell’Hotspot di Lampedusa, documentando “condizioni drammatiche di vita e sistematiche violazioni dei diritti umani”. Water alla turca, docce senza porta, materassi di gommapiuma sporchi e malmessi, nessuna selezione nell’ingresso alle strutture, condizioni di sicurezza inesistenti – questo è quanto si legge. Minori, accompagnati e non, costretti a vivere in queste condizioni e per periodi di tempo che si protraggono fino ai due mesi, quando invece non dovrebbero superare le poche ore necessarie all’identificazione».

«Una donna – proseguono Civati e Catone – ha dichiarato di aver subito un tentativo di stupro, davanti agli occhi della figlia, rimasta fortemente traumatizzata. La stessa bambina “ha riportato lesioni a causa delle violente cariche della polizia, a seguito di un incendio divampato in una stanza del centro e delle proteste dei migranti”».

«Quanto ancora dobbiamo aspettare perché si metta fine a questa vergogna? Sono cose che succedono sotto gli occhi di tutti: tutti noi sappiamo, e il governo aveva e ha gli strumenti per porre fine a gravissime lesioni dei diritti umani, delle quali non pare preoccuparsi di poter essere ritenuto complice».

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